Anno 96 - Numero 242 LA STAMPA Sabato 27 Ottobre 1962 Sono finiti i tempi del monopolio maschile Ora il giornale lo leggono più le donne che gli uomini Quando si è finito di fare un numero di giornale, oggi ci si avvede spesso che il pubblico femminile è stato trascurato c si corre ai ripari. Ciò succede naturalmente meno nei quotidiani, dove predominano le notizie fresche buone per tutti, che nei settimanali. Quello del rotocalco è infatti in gran parte un fenomeno di indole femminile: segna il vario e tumultuario irrompere delle donne nel mondo dei lettori di giornali. Bisogna ricordare anche a questo proposito come stavano le cose cinquantanni fa. Il giornale era letto esclusivamente dal capo di famiglia, il quale comunicava poi alla moglie e ai figli le notizie da lui ritenute adatte ad essi, aggiungendo qualche breve commento non a scopo . di chiarificazione, ma di dissimulazione e di censura. Non spostare, non toccare il giornale di papà. Non disturbare papà mentre legge il suo giornale. Per la mamma tutt'al più il Corriere delle dame e per i fanciulli i giornalini e corrietini. Talora alla moglie veniva consentita la lettura di una pagina staccata del quotidiano. In via eccezionale. Succedeva anche che il babbo andasse a leggere i giornali al Circolo o al caffè, tra fumatori di sigaro, tra intenditori, lontano dai profani. Sono un giornalista abbastanza vecchio per sapere che una volta l'ultimo pensiero dei direttori e dei capiredattori erano le eventuali lettrici, alle quali si riservavano però per abitudine certe noterelle di cronaca leggiera, rosea od anche patetica. Il cane che si lascia morire sulla tomba del padrone, l'allegra americanata, la sartina avvelenatasi per amore con un tossico che non ha mai ucciso nessuno. Il quotidiano era squisitamente politico, parlamentare, economico, dialettico, polemico. Lo redigevano giornalisti pronti a battersi in duello. Giornaliste, non ce n'erano. Esisteva sì una parte del giornale dedicata anche alle donne, ma era appunto una appendice, quella del romanzo. Il giorno in cui scoprimmo che le donne leggevano il giornale come e, riguardo a certe pagine, più degli uomini, non fu un giorno rassicurante sotto ogni aspetto. Crisi di sviluppo, crisi vitale ma crisi. Tenerne conto, nello scrivere, nell'intitolare, nclFim paginare. Sviluppare notizie che una volta rimanevano quasi sem pre fuori. Coltivare doti tenute nascoste a lungo. Pareva che i direttore avesse scoperto da un'ora all'altra l'esistenza delle donne. Questioni femminili perfino in prima pagina. Frivolezze? « Rammentati che per un buon giornalista, per un giornalista serio, nulla è mai frivolo. Senti il distributore, domanda ai giornalai, passa un po' del tuo tempo vicino alle edicole. Apri gli occhi, ragazzo mio, sulla realtà della vita d'oggi. Il mondo cammina ». Vorrei dirvi qui che cosa av veniva ed avviene nelle redazio ni dei settimanali popolari. Vi si trascurano per reazione i poveri uomini. Largo alle donne! Vi si scrive pensando di continuo come non si deve scrivere per piacere alle ragazze,. Non si è mai abbastanza lievi, facili, cor rivi e corsivi, attenti alle minuzie o pagliuzze d'oro. Per poco il giornalista non copia allungando il collo come a scuola il com ponimento, cioè l'articolo della illustre collega. Che gli uomini abbiano disimparato a leggere Ecco un saggio di cronaca nera scritta alla maniera femminile odierna: e L'assassina dal viso d'angelo non ha usato la rivoltella mignon che aveva pure nella borsetta ma un brutto coltello di quelli che si possono comprare in ogni mercato. Non si è costituita al commissario del suo quartiere ma al più biondo ufficiale dei carabinieri della città. Portava un molto pratico tailleur di lana marrone chicco di caffè tostato bene, con giacca corta dai ta schini tagliati bassi, allacciato da bottoni rotondi di sughero di Corsica. La gonna, contrariamente alle prescrizioni delle bouti ques parigine, non fa godet: variazione un tantino discutibile della sarta italiatìa. Piccolo cappello beige, tipo anni ruggenti « // piantone della caserma dei carabinieri, imo di quei solidi giovanotti che negli anni scorsi si chiamavano fusti, non voleva credere che la ragazza dal viso d'angelo avesse ucciso addirittu ra un architetto. Per convincerlo lei dovette mostrargli in una ri vista di arredamento che aveva in mano i mobiletti " inizio sesto decennio del secolo " che erano una specialità della vittima, tra i quali una soluzione per camera delle ragazzine con piani rihai labili, pannelli a cruscotto e riquadri incassati ». Nonostante questi e simili rie cioli di prosa, il mercato giornalistico sente davvero l'influsso del crescente numero di lettrici. Ha conseguito un nuovo equilibrio Le sue possibilità sono oggi maggiori; ha un avvenire più grande di quel che si possa immaginare adesso. Per la donna, pagine speciali. Perfino una pubblicità di tono particolare. Si è formato cosi un sistema di interessi nuovi, di cui tengono ormai conto le indagini commerciali e i sondaggi statistici. Si vede a prima vista che il giornale si rivolge o tende a rivolgersi ad ambedue i sessi. Anche per questo ha un maggior numero di pagine, titoli di una chiarezza familiare, sommarii discorsivi, fotografie amene tra fotografie documentarie, minute informazioni di modesta ma sicura utilità, rubriche di corrispondenza aperte alle lettrici come ai lettori. Non per nulla il titolo di una rubrica de La Stampa comprende la parola a specchio », Specchio dei tempi. Il capo di famiglia la mattina non si porta più via invariabilmente il quotidiano. Spesso lo lascia a casa, affinché la moglie gli dia un'occhiata tra una faccenda e l'altra. Lo ritrova all'una non dà più in ismanie se gliel'hanno ripiegato in qualche modo. D'altronde le donne hanno imparato a rispettare il giornale: non se ne servono più da paralume, non vi grattano su più l formaggio, non vi ritagliano più finestrelle con le forbici. Hanno compreso che è un servizio pubblico, un consulente sempre a disposizione di tutti, un'agenda e una guida, un orologio parlante. E anche qualcosa di più: il giornale era per gli uomini ed oggi è anche per le donne il senso della vita sociale. Importante perché ci dice che cosa è successo nelle ultime ore in tutto il mondo e soprattutto perché conferisce ordine alle notizie, 1 misura e le pesa, le paragona, le sfronda dalle frange della fantasia sregolata, le rende normali, cioè civili. Una delle più gravi cause di squilibrio e di turbamento della società di ieri era proprio il fatto che le donne non leggevano i quotidiani e non avevano quin di la giusta visione e il retto sentimento della realtà. Attorno : una ristretta conoscenza della vi ta, conoscenza virile, c'era un alone di credenze infondate, di sentito dire, di riferito da una bocca all'altra e ad un'altra an cora, di ciarle e pettegolezzi, di favole e fandonie; e perciò di dubbi, di sospetti, di paure, di perenne incertezza. Alone non innocuo in tempo di pace e perfino funesto in tempo di guerra. Si potrebbe abbozzare addirittura una storia dell'Italia moderna vista dalle donne che non leggevano i quotidiani o li leggevano di nascosto e male. Il Papa che usciva ogni tanto dal Vaticano prima della Conciliazione: 'hanno visto e riconosciuto, era ui. I turchi che avevano offerto nel 1912, dopo la guerra di Libia, una odalisca a Vittorio Emanuele III. Trieste conquistata alla fine del '15 («non Io dicono ancora ») riperduta nel '16 (« non possono più dirlo »). La gran mania che avevano le autorità: non annunziare mai la morte di personaggi celebri, fingere che fossero ancora vivi, servendosi magari di sosia. C'è pane per tre giorni. Non ci sono più spille da balia. I calzascarpe li mandano tutti in Cina.' E perché? Laggiù ci zappano i campi. Stanno per sciogliere il partito fascista: Mussolini ha già avvertito per lettera raccomandata i gerarchi. Mussolini è stato in Russia da Stalin ed è tornato stanotte. Eccetera. II padre di famiglia sorrideva, smentiva, cercava di ristabilire il buon senso, si arrabbiava. Lui leggeva i giornali. Ora li leggono anche le donne; e la realtà, quando è grave, non è più sperticatamente e grottescamente grave Emilio Radius Una festa solenne nella sala più prestigiosa di Torino I vincitori ricevono oggi a Palazzo Madama i premi e le borse di studio de "La Stampa,, Sono 41 giovani, che hanno dimostrato capacità e coraggio eccezionali durante i corsi scolastici - Insieme alle autorità civili e militari, assisteranno alla cerimonia quattrocento ragazzi di tutto il Piemonte ■ Il ministro della Pubblica Istruzione, on. Gui, esprime vivo compiacimento per l'«iniziativa meritoria» del giornale, e rinnova l'impegno del governo perché tutti i giovani raggiungano la massima «eguaglianza di opportunità» davanti alla scuola Nell'aula del Senato Subalpino a Palazzo Madama, la più prestigiosa sala storica di Torino, avverrà oggi alle ore 17, con la stessa amichevole solennità dell'anno scorso, la premiazione dei giovani che hanno vinto le Borse di studio istituite da La Stampa. Quindici studenti vi ritornano per la seconda volta: sono i ragazzi che, uscendo nella sessione estiva del 1961 dalle scuole medie inferiori, ottennero le Borse di studio (sette da mezzo milione, otto da 200 mila lire) rinnovabili per un quinquennio fino al termine delle medie superiori, e che tutti — per i buoni voti e l'intensa volontà di far bene — hanno meritato il rinnovo. Ventisei loro compagni partecipano, invece, per la prima volta a questa festa della scuolla. Sono i venti giovani del Piemonte e della Valle d'Aosta, che hanno vinto altrettanti premi da 500 mila lire, destinati a chi avesse conseguito la licenza superiore o la maturità attraverso le più gravi difficoltà economiche, personali, familiari; la bravissima maestrina di Saluzzo, che non aveva potuto partecipare al concorso ma a cui la direzione de La Stampa ha voluto assegnare un analogo premio straordinario; i cinque ragazzi della Liguria che, al termine degli studi inferiori superati con gravi sacrifici, intendono avviarsi alla carriera navale nella marina mercantile. La cerimonia sarà insieme solenne ed affettuosa, con l'intervento sia delle più alte autorità, sia dei compagni di scuola e dei familiari del vincitori. Tutte le autorità del governo, della amministrazione provinciale e comunale, della magistratura, delle forze armate, della scuola hanno accolto l'invito del nostro giornale, comprendendo ed approvando il significato dell'iniziativa de La Stampa: che non vuole soltanto premiare e aiutare dei giovani tanto bravi quanto coraggiosi, ma additare all'opinione pubblica l'importanza vitale del problema scolastico e l'urgenza che nessun talento venga sciupato per difetto di assistenza da parte della collettività-. Nel corso della cerimonia parleranno il sindaco di Torino (che ha cortesemente concesso la sala di Palazzo Madama), il provveditore agli studi; ed infine l'on. Pella che, come l'anno scorso, consegnerà i premi. Nel pubblico ci saranno, oltre agli invitati ed alle scolaresche torinesi, quattrocento allumini iiiimimimiiìimiimiiiiiiiiiiikmìmiiiimiiieiiiiiiii 11111111111111 i 1 m ni 11111 mi 11111111 in 1111111h1 m 1 il 1 un 1111 ■ 1111 ■ 11111 n 11111 n 11111111111111111 f 11111111111111111111111 ■ 11111 ■■ 1 n 111111 un 11111 i 1 io La Begum e Marlene Dietrich all'«0pera d'Aran»L'attrice tedesca Marlene Dietrich e la vedova dell'Aga Khan durante un intervallo della prima rappresentazione parigina dell'» Opera d'Arami, il dramma lirico composto da Gilbert Bécaud (Telefoto «Associated Press») ■ IIIlMIIIlMIir ii II IIIIItllllllMlllllllMIllllltllllllllMII IMilMllIlllllIllllltlltlllIMMIIIIIIIlllllllllllllllllllllllllMllMlrtllMIIMIIIIIlllItllllllllllI IIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIin 40 ANNI FA, DI QUESTI GIORNI, INCOM1NCMVA LA DITTATURA FASCISTA La "marcia su Roma., non avvenne mai I fascisti celebrarono il 28 ottobre come il giorno di una insurrezione vittoriosa : fu invece lo Stato che si lasciò sconfiggere, senza difendersi, da ribelli molto cauti - Mussolini rimase a Milano, in vicinanza della Svizzera, e lì attese l'invito del re - Le "camicie nere", illegale organizzazione militare che il bonario Facta non pensò mai di sciogliere, si fermarono a prudente distanza dalla capitale • Bastava lo stato d'assedio per disperderle; o al massimo, come diceva Badoglio, "un colpo d'arma da fuoco" - Entrarono in Roma il 31 ottobre, con una pacifica gita in treno (Nostro servizio particolare) Roma, 26 ottobre. Quanta pioggia quaranta anni fa di questi giorni, mentre gli italiani stavano per entrare in quel buio tunnel che doveva poi essere il ventennio fascista. Quanta pioggia I Pioveva da un capo all'altro della Penisola, e pioggia anche a Napoli dove i fascisti erano adunati a congresso nel teatro S. Carlo. Piccoli oratori di provincia si susseguivano stancamente-: avevano preparato i loro discorsi e ora non intendevano rinunciare alla loro parte di retorica. A un certo punto il segretario del partito, che era Michele Bianchi, un calabrese piccolo, occhialuto e che tutti chiamavano « Michelino >, se ne uscì in una frase memorabile. Disse ai congressisti: « A Napoli ci piove, che ci state a farei » Era la sera del 26 ottobre 1922 e quella frase fu il segnale dell'azione: la marcia su Roma. Poche ore prima ai fascisti che gridavano: , Mussolini aveva detto: « O ci daranno il governo o ce lo prenderemo. Ormai si tratta di giorni o forse di ore ». Erano tre mesi che tutti parlavano della marcia dei fascisti su Roma. Sotto i baffi a manubrio del mite capo del governo di allora, Luigi Facta, i fascisti si erano già data una organizzazione militare, e quando il SI luglio gli antifascisti proclamarono lo sciopero generale per protestare contro i delitti dei fascisti che restavano per lo più impuniti, anche allora il governo si trasse in disparte. I fascisti risposero allo sciopero occupando Municipi, Case del popolo, Camere del lavoro, incendiando sedi di giornali, uccidendo. Lo sciopero fallì e sul giornale La Giustizia l'on. Amilcare Storchi scrisse a nome del¬ l'antifascismo: